Si è inaugurato venerdì 20 gennaio, alle ore 18.00, in via Maestranza n.39, il Centro Studi e Galleria d’Arte sulla corrente del “Frattalismo” fondata dal pittore siracusano Giorgio Orefice nel 1999.

Giorgio Orefice, dopo un girovagare artistico per l’Italia e per il mondo, da qualche anno da deciso di risiedere a Siracusa e di aprire una struttura da mettere a disposizione di giovani artisti e del territorio.

All’inaugurazione partecipano molti artisti siracusani che, insieme ad altri visitatori, ascoltano il maestro spiegare il pensiero che sottende la produzione delle opere d’arte:

“Sto aprendo questo locale-bottega d’Arte per potere comunicare la bellezza della matematica applicata alla poesia, alla fantasia, al vivere, attraverso la visione della realtà in modo diverso. La teoria frattale mi ha insegnato a vedere le cose da un punto differente rispetto a quello che comunemente usiamo. La matematica può diventare arte di tutti i giorni e parte quotidiana di noi stessi. A me interessa comunicare ma da molti anni ormai con i frattali si fa musica, si gioca in borsa, si migliora la vita degli uomini in tutti i campi dello scibile umano”.

Udendo le parole del maestro mi sento subito in sintonia con quella che sembrerebbe una musica interiore che fa vibrare anche le mie corde.

All’ingresso della galleria vi è il MANIFESTO del Frattalismo, leggo con attenzione:

É un “modo” di vivere.

É un “modo” DI e PER capire, analizzare, realizzare, visualizzare, creare, vivere, la realtà e l’irreale.

Il FRATTALISMO…

È LA caotica STRADA MAESTRA,

che attraversa tutti i luoghi che la mente riesce a percepire o immaginare;

Il FRATTALISMO…

È tutti i luoghi che la mente NON riesce a percepire o immaginare:

tutte le pietre, i mari, le nuvole, le piante e le vite che sono esistite e che esiteranno minuziosamente descritti in un ordinato CAOS

senza tempo, senza luogo, senza inizio né fine.

FRATTALISMO…

È partire dalla infinitesima porzione sapendo che essa è IL TUTTO.

FRATTALISMO…

E’ considerare l’ORDINE una porzione del CAOS di cui fa parte;

estrapolare una parte di Caos è ordinarlo nella propria mente;

riproporlo agli altri è farlo diventare parte del loro ordine caotico.

FRATTALISMO…

E’ una via per espandere la propria mente;

un modo DI e PER capire, operare, partire, considerare, proporre, manipolare, ricreare, realizzare qualsiasi espressione della mente.

FRATTALISMO…

È il DIZIONARIO che contiene tutte le parole e la loro evoluzione;

i discorsi, le poesie, le fantasie, già scritte, già dette o ancora da “pensare”.

É le note e il pentagramma su cui sono già eseguite tutte le melodie esistenti

e quelle che esisteranno.

Inevitabilmente mi pongo in una vivace interlocuzione con l’artista dove spiego come alcuni di questi concetti siano a fondamento del mio pensiero che spesso riverso nelle opere che scrivo. Entrambi parliamo la stessa lingua e navighiamo nell’immenso dell’esistente, di ciò che è visibile e non visibile, di ciò che, fondamentalmente, pensiamo che sia insito in ogni cosa. Nella vita, nella realtà. Nel pensiero.

Riporto di seguito alcuni brani tratti dal mio romanzo “Lo specchio delle stelle” dove, senza saperlo, espongo dei concetti ascrivibili proprio al Frattalismo.

Brano tratto dall’incipit:

Gli uomini sentirono l’orgoglio scuotergli il petto al pensiero che i loro discendenti avrebbero seguito le impronte degli dei, nella terra di Trinakìe, baciata dal sole e accarezzata dal mare.

Eppure il vento continua a sferzare questo altipiano come ha sempre fatto per millenni, con un soffio a volte debole, oppure impetuoso, in ossequio alle regole imposte dal sole che sembra preordinare ogni cosa.

Il moto dell’aria è costante, nella sua diversa veemenza, cadenzando il passaggio del tempo in uno scorrere perpetuo.

Il Biancospino, in tutta la maestosità e bellezza, spinge prepotentemente gli aculei ai margini della propria estensione, come per riparare lo sbocciare dei teneri fiori bianchi i cui petali potrebbero essere rimossi con un lieve tocco.

La linfa che ribolle all’interno dell’arbusto sa che nulla può fermarla nel frenetico approvvigionamento. Porta a compimento l’incarico assegnato fino a vedere sfiorire le corolle e dare il posto ai frutti rosso vermiglio, piccoli e tondi, per poi riprendere il ciclo che lo spingerà alla fioritura della primavera, in un moto perenne.

Nessuna stasi, nessun fermo, qualunque altra azione sarebbe catastrofica.

Uomini e donne si sono avvicinati a raccoglierne le bacche, tra le spine pungenti, in tempi impossibili da contare.

Non erano gli stessi uomini di ora, il ciclo vitale umano è molto più breve rispetto a quello del Biancospino, che stringe dentro di sé la regola della vita, la custodisce in modo indelebile nel tempo.

La certezza dell’esistenza è preservata in quella mappa vitale che scorre nella linfa della pianta, attraversa le foglie, si rigenera nei semi che, seppure venissero distrutti da eventi funesti, manterrebbero impresso il segreto della vita.

La notte l’aria si acqueta e uno a uno i punti luminosi della volta celeste si moltiplicano, si infervorano. Ognuno al suo posto, a poco distacco da miliardi di altri punti, celando distanze ben più sconfinate, ma pur sempre contenute nell’universo infinito, fuori dallo spazio misurabile.

Ma non c’è vento che possa turbare lo schema stellare.

Il movimento della volta celeste è sempre uniforme, che l’aria sia calda o fredda, che pioggia o neve turbino la sacralità di questi monti, gli astri ruotano equidistanti, uguali, inermi, in una dimensione fuori dal tempo e, forse, anche oltre lo spazio.

Gli uomini si avvicendano, lasciano le loro impronte.

Pochi o tanti giungono prevedendo di poter dominare il mondo, si impongono con la forza dei loro esili corpi, che puntualmente scompaiono in mezzo alla cenere, nella loro estrema caducità.

Tuttavia qui i pensieri si fanno più profondi, sfidano la forza insormontabile che li trattiene dentro il limite della materia, tentano di innalzarsi oltre lo spazio, di perdersi nella profondità del blu notturno della volta celeste.

E più indagano più le stelle li inchiodano verso il suolo, premendo con l’oppressione della loro inscrutabilità.

In questo luogo ho visto anime toccarsi, sfiorarsi fino all’estremo, fino all’indicibile, nell’illusione del superamento di tutte le barriere, di ogni legame.

E ho imparato ciò che non sapevo, che non avrei mai creduto.

Che la verità può risiedere anche nell’essere più insignificante, che la grandezza non è sempre una dimensione, che l’anima possiede un potere invincibile, che ogni cosa cela dentro di sé la sua ragione.

Altro brano tratto dal romanzo “Lo specchio delle stelle”:

«Il messaggio di Ermete, per quanto possa sembrare enigmatico, è palese» Arnaldo pronunciava quelle parole con convincimento, forte delle sue conoscenze e molteplici esperienze accumulate in giro per il mondo. «Il suo è un principio di armonia del creato, di ricerca dell’equilibrio come fonte di saggezza. La realtà ci può sembrare dura, contrastante, a volte cattiva, ma la sapienza è al suo sommo apice quando gli opposti combaciano, come facce di una stessa medaglia. Il postulato che deve governare le nostre menti è la ricerca dell’ordine delle cose. Raggiunto questo stadio nulla è più incomprensibile. In tale sistemazione trova posto ogni aspetto della concretezza, anche l’insulso, l’imperfetto, e persino il dolore e la morte.»

Arnaldo alzò il foglio di papiro tra le mani guardando il disegno:

«Solo così è possibile raggiungere la perfezione e la massima elevazione degli animi. Gli opposti si completano a vicenda raggiungendo la pienezza».

«Cosa può voler dire? Che anche il male abbia una sua ragione di esistere?»

«Abbiamo il dovere di scoprirlo». Il medico guardò fissamente Federico negli occhi «eppure credo di sì» annuendo.

Invito tutti a visitare l’esposizione, a confrontarsi con il Frattalismo, ad aprire la mente verso nuove visioni di ciò che è sotto i nostri occhi ogni giorno.

Giovanna Strano

Ph. Nino Sicari

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